lunedì 16 novembre 2009

Il primo cuore trapiantato in Italia


Il primo trapianto di cuore fu effettuato 24 anni fa a Padova dall’equipe del professor Vincenzo Gallucci: a ricordare quell’evento è oggi Alessandro Mazzucco, rettore dell’università di Verona e nel 1985 stretto collaboratore del cardiochirurgo:una telefonata da Roma, poi ritenuta non corretta, annunciava la firma per il via libera del ministero della sanità al primo trapianto del genere in Italia.La macchina organizzativa si mise subito in moto e il malato in lista di attesa, il falegname, Ilario Lazzari, fu chiamato per essere preparato all’intervento. Ma si fece a tempo a fare indietro tutta: i medici verificarono che quella firma non era stata ancora messa, e Lazzari rimandò solo di 48 ore l’intervento salvavita. Un telegramma del ministero il 13 dava finalmente l’atteso permesso; sempre a Treviso un giovane, Francesco Busnello, moriva in moto. I genitori non esitarono a dare l’assenso alla donazione (“Siamo lieti, dissero, di far rivivere nostro figlio nel petto di un’ altra persona”). La macchina riparte e Lazzari questa volta entra in sala operatoria per uscirne diverse ore dopo con un cuore nuovo.Da quel 14 novembre del 1985 in pochi giorni altri centri di cardiochirurgia effettuano un trapianto di cuore: il 18 novembre Mario Vigano’ a Pavia, il 23 novembre in un solo giorno se ne fanno tre, a Bergamo, (Lucio Parenzan), a Udine (Angelo Meriggi), a Milano (Alessandro Pellegrini); il 25 novembre è ancora Parenzan a Bergamo e Benedetto Marino al Policlinico Umberto I di Roma; il 26 è ancora Gallucci; e via uno dopo l’altro: in poco meno di un mese fino all’8 dicembre 1986 si contano 12 trapianti di cuore. “Il trapianto di cuore piombò all’improvviso nella realtà italiana – spiega Mazzucco – si sapeva dell’exploit di Christian Barnard, si sapeva di trapianti di altri organi. Ma il cuore rimaneva ancora alla frontiera della fantasia. Eppure senza grandi campagne di sensibilizzazione, la gente donava organi. Non come ora, ma anche allora donava”. Da allora di strada ne è stata fatta tanta e oggi il centro nazionale trapianti può annunciare che grazie alla rete di operatori italiana il nostro paese figura al primo posto per la qualità degli interventi: “i pazienti trapiantati in Italia stanno meglio che negli altri paesi”, dice Alessandro Nanni Costa citando il Collaborative Transplant Study di Heidelberg che ha messo a confronto i dati europei. Un successo che si aggiunge ad altri importanti conferme: siamo secondi dopo la Spagna per i donatori (terzi al mondo dopo Spagna e Usa); secondi dopo la Spagna per trapianti di cuore; secondi anche per i trapianti di fegato da cadavere e terzi dopo Spagna e Francia per trapianti di rene da cadavere. In Italia sono circa 656 i pazienti in lista di attesa di un cuore nuovo a fronte di 350 trapianti effettuati (a fine anno si stima di arrivare a 364). Il tempo di attesa medio per chi aspetta un organo è di 2 anni e la mortalità è del 10%. “Il tema della donazione di organi rimane molto importante”, ha aggiunto Nanni Costa, e la nota dolente rimane soprattutto nel centro sud dove permane una vistosa carenza e la situazione italiana si configura ancora una volta a macchia diLeopardo”.

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